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martedì 31 gennaio 2017

"CONFINE" di Debora Smith

In occasione della mostra HERE AND NOW tenutasi al MuseOrfeo Homegallery di Bologna, ho curato il lavoro della fotografa Debora Smith dal titolo "Confine", incentrato sulla tematica dell'eros e del tabù.
Debora Smith (nome d'arte di Debora Pasquini) nasce ad Atessa in provincia di Chieti il 26 Ottobre 1991. Da sempre appassionata di arte e di fotografia, durante l'adolescenza inizia a scattare in analogico. Da allora non ha mai smesso di fare foto, come se si trattasse di un bisogno innato.
<<Cosa rappresenta di preciso per me la fotografia devo ancora capirlo, so solo che se ho un'idea devo immediatamente mettermi all'opera. Scattare è diventato una priorità assoluta>>, afferma.
Affascinata dal rapporto con le altre persone, si occupa generalmente di ritratti.
Confine è nato in maniera del tutto casuale: le fu proposto di lavorare per un'esposizione incentrata sulla tematica del tabù e contemporaneamente stava gia progettando una piccola serie sull'eros. La masturbazione femminile è al centro di tutto il lavoro e il confine da oltrepassare è quello dell'imbarazzo che il più delle volte avvolge questo argomento. Questo limite va superato per arrivare ad una totale conoscenza di sè stesse. 
<<Solitamente preferisco lavorare con le donne, soprattutto per questo progetto, sia per una mia immedesimazione, sia perchè una donna che ne fotografa un'altra crea un'intimità particolare, in un certo senso rassicurante>>, dichiara la Smith, ed effettivamente ciò che colpisce delle fotografie è la tranquillità con cui queste figure si lasciano andare alla loro intimità.
Le ragazze sono riprese in uno spazio casalingo e l'occhio della fotocamera si sostituisce a quello del fruitore e della fotografa stessa, assumendo un atteggiamento voyeuristico, come se si guardasse la scena attraverso il buco della serratura. Gli scatti infatti sembrano fatti quasi di nascosto, come per non interrompere un momento così intimo.
Delle cinque foto che compongono il lavoro una è un autoritratto, dove in primo piano, a coprire il sesso della fotografa, vi è un libro aperto: si tratta del romanzo di Milan Kundera L'insostenibile leggerezza dell'essere, molto caro alla giovane abruzzese.
La scelta, prima di tutto estetica, non è casuale: <<Il libro ha una visione molto intima e tragica dell'amor proprio e dell'amore come sentimento. mi piace questa visione intima: l'autore, come io per il mio progetto, racconta tenendosi un po' a distanza. In più penso stia bene con il concetto di autoerotismo, magari durante la lettura del libro stesso>>, spiega la fotografa. Mirata è stata anche la scelta l'edizione Adelphi del 1985 per l'immagine di copertina, Le Pleides di Max Ernst del 1921, dove una figura sensuale si libra nell'aria contro la forza di gravità, mentre una roccia precipita in basso. 
L'opera di Ernst è strettamente connessa all'intero lavoro di Debora Smith, poichè rappresenta la forza prorompente dell'eros che vince ogni ostacolo, che abbatte ogni Confine.


martedì 24 gennaio 2017

KLIMT EXPERIENCE? NI


Per il mio compleanno sono stata nella magnifica Firenze e ho fatto tappa a Santo Stefano al Ponte, una chiesa sconsacrata che dal 26 Novembre 2016 al 2 Aprile 2017 ospita KLIMT EXPERIENCE.
Essendo la prima, non sapevo bene cosa aspettarmi da una mostra virtuale, ma ho partecipato con la convinzione di assistere a un qualcosa di unico e particolare.

L'Experience è divisa in due momenti: inizialmente siamo stati invitati ad entrare nella sala dov'erano proiettate su maxischermo le opere di Klimt accompagnate da un delizioso gioco di luci e musica classica. Nulla da ridire sull'allestimento multimediale: sul pannello centrale veniva proiettata l'opera, i cui dettagli erano visibili lateralmente, sugli schermi più piccoli. Colori, luci, ombre, dettagli, musica, tutto giocava a favore di un coinvolgimento emotivo che non ho provato. Troppe opere. Troppo tempo.
L'atmosfera creata è senza dubbio avvolgente, ma poco istruttiva e personalmente non mi sono sentita "immersa emotivamente nelle opere". 
Dopo circa un'ora sono uscita dalla sala e mi hanno invitato a vivere un'esperienza virtuale con i visori VR della Samsung che fanno entrare all'interno di 4 quadri. Nulla di che. Apprezzo la novità e il lavoro che c'è dietro, ma trovo sia inadatto ad una mostra d'arte su un autore come Klimt. 
E' un'esperienza da provare dal punto di vista tecnologico, ma per 13€ l'arte può offrire molto di più.
La consiglierei? Ni.